I risultati positivi di uno studio di fase 3 sull’uso intravaginale del deidroepiandrosterone (DHEA) suggeriscono che questo possa rappresentare un’alternativa praticabile agli estrogeni intravaginali nel contrastare la secchezza delle mucose ed il dolore durante gli atti sessuali dopo la menopausa. Secondo diversi esperti, la disponibilità di una terapia locale non estrogenica è rincuorante, anche perché la strategia proposta risolve realmente il problema, a differenza di lubrificanti ed idratanti.
Secondo Fernand Labrie della EndoCeutics Inc di Quebec City, autore di uno studio su circa 500 pazienti, il DHEA è un ormone, ma i suoi effetti sembrano essere localizzati, il che significa che la quantità di ormone liberata nel flusso ematico non è signiuficativa. Tutte le formulazioni vaginali basate sugli estrogeni incrementano invece la concentrazione circolante di questi ormoni , anche a basse dosi. L’unico effetto collaterale noto della strategia proposta consiste in perdite vaginali dovute allo scioglimento del veicolo a temperatura corporea, riportato nel 6% dei casi.
Senza trattamento ormonale dopo la menopausa, i tessuti vaginali si atrofizzano, con assottigliamento del rivestimento e riduzione della secrezione di fluidi ed il pH diviene più alcalino, il che porta a dolore sessuale, incremento della suscettibilità alle infezioni e problemi urinari. Molte donne non parlano volentieri del dolore durante il coito, e pertanto non sanno dell’esistenza di terapie efficaci, fra cui prodotti da banco o anche estrogeni vaginali che sono sicuri per la maggior parte delle pazienti e comportano rischi minimi.
Le donne che sono andate incontro a complicazioni con gli estrogeni vaginali o hanno un’anamnesi di tumori sensibili agli estrogeni dovrebbero parlarne con il proprio medico, ma dovrebbero farlo anche riguardo la somministrazione locale di DHEA, che non è stata testata nelle donne con anamnesi di tumore mammario o che ne sono a rischio. (Menopause online 2015, pubblicato il 28/12)



